KHALHAD MAGLIOPOSSENTE

KHALHAD MAGLIOPOSSENTE del clan dei branditori d'ascia.
Così era conosciuto una volta quando ancora, giovane nano, abitava in seno al suo clan, là sui Colli Ferrosi nella città di Erebor.
Era un nano vigoroso, assennato l'avrebbero definito taluni, un ottimo allievo: addestrato alle arti della guerra e iniziato a quella della guarigione, i suoi maestri nutrivano grandi speranze per quel giovane nano dagli occhi tristi.
Tutto questo e molto altro era KHALHAD, una volta, ma non più.
Circa 25 anni or sono una scaramuccia contro gli orchi come tante altre, dicevano i giovani, prudenza, dicevano gli anziani, ma come spesso accade in questi nostri tempi tumultuosi, l'irruenza giovanile ebbe la meglio sull'assennatezza degli anziani. Partirono, Khalhad in testa ed i suoi giovani amici, alla volta del cunicolo in cui gli ignobili orchi avevano osato introdursi per profanare la sacra fortezza nanica. Ridevano quei giovani nani mentre scendevano nelle profondità della montagna. Una scaramuccia proprio come avevano supposto niente più, una piccola banda disorganizzata, deboli orchetti spauriti.
Fuggivano di fronte all'ira del popolo nanico.
I giovani ebbri di sangue accecati dalla furia guerriera che li aveva avvinti, non si avvidero del pericolo, non notarono i segni: nessun dubbio per loro, nessun orchetto avrebbe potuto sconfiggerli.
Sciocca arroganza.
Si trovarono ad un crocevia e caddero nella trappola ordita da quegli ignobili esseri: orde di orchi fiumavano nei cunicoli; Il miasmatico fetore che emanavano faceva rivoltare lo stomaco dei temprati nani.
Grida urla di guerra, incoerenti ordini dei capi orchi: era un intero clan all’attacco della città!
Il corridoio era stretto, per fortuna, la differenza numerica non era così importante, ma uno dopo l’altro i giovani nani caddero ed i pochi rimasti, coperti di ferite e sanguinanti, decisero di usare l'ultima risorsa per salvare l'impreparata fortezza: una leva fece crollare il cunicolo sotterrando e travolgendo orchi e nani, troppo stanchi e troppo feriti per correre.
Dopo poche ore, quando i nani ebbero il coraggio di liberare il cunicolo, trovarono dei superstiti. Pochi. Cinque dei giovani nani erano ancora vivi, nessuno di loro fu mai più lo stesso: nei loro occhi era scomparso il sorriso della giovinezza, avrebbero combattuto di nuovo, avrebbero vissuto ma non avrebbero più sorriso e gioito come prima di quel giorno.
I nani stavano per abbandonare le ricerche quando
….Tack...Tack...Tack……
ferro su roccia.
Scavarono ancora più in profondità, vi era un sesto nano vivo: Khalhad.
Sguardo perso nel vuoto, ricoperto di ferite solo la sua mano destra che ancora impugnava il suo martello continuava a muoversi battendo sul granito della montagna.
….Tack...Tack...Tack……
Nonostante le prodighe cure dei fratelli sacerdoti sembrava non riprendersi, non parlava più il giovane Khalhad e quando poté muoversi fu visto molte volte in quel cunicolo con un martello batteva sul granito.
….Tack...Tack...Tack……
Così che molti credendolo impazzito lo assecondavano e cominciarono a chiamarlo Tack per il rumore che spesso lo accompagnava e che produceva battendo su tutto ciò ch’era pietra.
Venne un giorno in cui gli orchi attaccarono di nuovo, ma nessuno si curò di dove fosse Tack.
Fu visto, infine martello e scudo in pugno che combatteva, urlava, imprecava con lo sguardo acceso dall’ira, dall’odio, dalla sete di vendetta e dalla voglia di riscatto da quella ignobile sconfitta.
Quel giorno molti nani di Erabor sperarono che Khalhad fosse tornato infine.
I capelli che ormai portava lunghi e scomposti erano stati raccolti in una lunga e spessa treccia che gli pendeva sulla schiena partendo dalla sommità della testa, la magnifica barba era stata raccolta ed intrecciata con grande accuratezza ed arrivava sin quasi alla vita; ai fili della barba vi erano anelli che lo stesso Khalhad aveva ricavato e forgiato dalle armature o dalle armi dei suoi fratelli nani morti.
Fu una gran battaglia!
Quella fu l'ultima volta che venne visto combattere Khalhad a Erebor.
Finita la battaglia I fratelli nani si radunarono vicino al nano ritrovato, ma sebbene in battaglia avesse urlato, ora non parlava: lo sguardo di nuovo spento.
Poi Bevve, bevve, bevve fino a svenire.
Poi tornò di nuovo Tack e per molti mesi si aggirò nella città, trasandato e sporco, battendo la pietra con il martello.
Finché un giorno qualcuno gli sentì dire: "Questo non è più luogo per me... non è più luogo per Khalhad, tu Tack rimani pure qui, io parto".
Fu visto allontanarsi, imponente nella sua tenuta da guerra tirata a lucido, armi in pugno, capelli raccolti nella treccia e barba curata ed intrecciata con gli anelli della battaglia.
Chi gli voleva bene pianse.
Il gran sacerdote Torvock disse "Non piangete amici, partono Tack e Khalhad, ma solamente Khalhad tornerà da noi, un giorno quando si sarà liberato di Tack.”.
Anche lui aveva gli occhi lucidi quando Khalhad si allontanò senza voltarsi e senza salutare nessuno, nemmeno a me, suo fratello, che vi sto narrando la sua storia, oggi, nel 3016 della III Era.
E' stata l'ultima volta che ho visto mio fratello.
Un nano di passaggio, che lo aveva conosciuto, pochi giorni fa mi ha detto di averlo visto diverse volte nel corso di questi anni in compagnia di altri nani, elfi, hobbit e umani alla ricerca di avventura e che sembrava di nuovo Khalhad e che sembra aver ritrovato la parola.
Il gran sacerdote, anche oggi in cui i suoi giorni sono alla fine, non dubita che un giorno o l'altro varcherà di nuovo i cancelli di questo regno, per prendere il posto che gli spetta.
Ed io Boendal Due Lame, del clan dei Branditori d'Ascia attenderò con ansia quel giorno in cui mio fratello ed io saremo di nuovo uniti e torneremo in quel tunnel fianco a fianco a caccia di orchi.

E Khalhad sia il benvenuto!

E quattro.

Fatta qualche piccola revisione e corretto il nome della città.